27 Settembre 2010
Castelfidardo cede idealmente il “testimone” ad Ancona: dal 150° anniversario della battaglia celebrato con un programma d’altissimo profilo, ai festeggiamenti per l’Unità d‘Italia. Mercoledì, alle 10.30, le Giunte dei due Comuni si riuniranno in seduta congiunta presso la sala consiliare del Municipio dorico per la cerimonia ufficiale di avvicendamento. Il programma prevede la prolusione storica del presidente del Comitato scientifico Gilberto Piccinini e del presidente della Fondazione Ferretti Eugenio Paoloni, i saluti dei Sindaci Gramillano e Soprani e l’omaggio della ristampa anastatica dell’Album della guerra d’Italia di Gustavo Strafforello.
Anche l’ultimo appuntamento fidardense svoltosi sabato, ha registrato un eccellente riscontro. Il convegno organizzato dall’Anpi che ha riunito prestigiosi studiosi sul tema “Dall’Unità alla Repubblica: percorsi e temi nell’Italia contemporanea” ha avuto una notevolissima partecipazione di pubblico. Un Salone degli Stemmi gremito da una platea di studenti ha ispirato la riflessione del Sindaco Soprani: «Mi fa piacere vedere la sala piena di giovani – ha detto – perchè la politica vera è questa che si fa sul territorio, a contatto con la gente; non quella delle istituzioni centrali, che hanno perso l’occasione di vivere un evento unico ed emozionante quale il corteo del 19 settembre scorso». Dalla frecciatina a “vertici”, al ringraziamento all’Anpi per il «valido percorso intrapreso e per essere presente con grande attenzione a questi appuntamenti». Che il Risorgimento non sia un’eco lontano ma il “recente passato su cui si è costruito il presente e l’Unità d’Italia” (citando l’ex presidente Ciampi), è emerso anche dalle parole del presidente della sezione locale dell’Anpi Elisa Bacchiocchi e del prof. Gilberto Piccinini, che ha introdotto gli interventi dei prestigiosi relatori inerenti un tema «interessante sul piano storiografico e sulle conseguenze vive ed attuali sulla nostra Repubblica a volte piuttosto bistrattata. Si sente parlare da più parti di I, II o III Repubblica, ma francamente per quelli che sono i vagiti della III e per i mari agitati che hanno caratterizzato la II, preferisco ancora la prima – ha proseguito Piccinini –; solo quando l’intero impianto costituzionale verrà smantellato si potrà parlare di un cambiamento. Piuttosto, ha senso pensare a quello che stiamo vivendo un nuovo Risorgimento, in cui dobbiamo difendere i valori democratici dalle illusioni di un federalismo fatto per privilegiare solo alcuni ambiti».
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