29 Novembre 2007
La letteratura è da sempre uno degli specchi privilegiati per carpire l’humus culturale ed il livello di circolazione delle idee di una data epoca e proprio per questo articolare un racconto attraverso letture tratte da alcuni dei libri più rappresentativi pubblicati nel decennio 70-80 può essere una chiave di analisi interessante ed intrigante. Considerato il clima politico ad essere raccontati saranno alcuni grandi libri di denuncia come le celeberrime “Lettere luterane” di Pier Paolo Pasolini in cui il grande intellettuale friulano analizzava i tanti segnali di decadimento morale e culturale della società italiana. Altro grande libro fu una coraggiosa inchiesta giornalistica di Camilla Cederna che, dopo essersi occupata della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, tracciò un dettagliato ed inquietante ritratto dell’allora neo-Presidente della Repubblica Giovanni Leone.
Oltre che la politica e la storia, attraverso la parola scritta si possono comprendere l’evoluzione ed i mutamenti del costume e della società e gli anni settanta vedono la nascita di due (a loro modo) antieroi diversissimi l’uno dall’altro. Nel 1971 esce il primo volume della saga del Ragionier Fantozzi, creato dalla perfida penna di Paolo Villaggio e destinato a diventare un’icona ed un terrificante monumento alla sopravvivenza quotidiana dell’uomo qualunque. Decisamente più positivo e rassicurante è il leggendario professor Gennaro Bellavista, frutto della fantasia di un ingegnere un po’ sui generis innamorato della filosofia greca e della “sua” Napoli. “Così parlò Bellavista” di Luciano De Crescenzo è un geniale punto di incontro tra romanzo e saggio filosofico incentrato sull’estetica della felicità dell’arte di arrangiarsi tutta partenopea.
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