27 Ottobre 2017
Il 3 novembre ricorre il centenario della morte del soldato Alessandro Ruffini, “vittima della guerra e della stupidità umana”.
Figlio di Giacomo e di Nazzarena Bartoli, nato il 29 Gennaio 1893 nella Parrocchia di Castelfidardo, di condizione militare della 10^ Batteria 34° Reg.to Artiglieria da campagna, fu fucilato crudelmente alla schiena nel 1917 a Noventa Padovana. Il suo nome e il suo sacrificio sono memorizzati nella lapide che nell’atrio del Palazzo Comunale ricorda i caduti della Grande Guerra.
Nell`occasione il Circolo Filatelico e Numismatico F. Matassoli ha concordato con le Poste del Lussemburgo una speciale emissione e francobollo personalizzato che uscirà proprio in data 3 novembre.
Sabato 4, presso la libreria Aleph si svolgerà inoltre un incontro con la partecipazione di Tiziano Baldassari, presidente del Centro Studi Storici Fidardensi che ha curato nell`anno 2006 la pubblicazione degli atti del convegno svoltosi l`11 novembre 2005 al Salone degli Stemmi, quando prestigiosi ospiti hanno motivato la riabilitazione del soldato Ruffini ed assistito allo scoprimento della lapide.
Manifestazioni sono previste anche a Noventa Padovana, luogo dell`eccidio, dove va in scena nel locale Auditorium uno spettacolo teatrale dal titolo “Alessandro Ruffini, una fucilazione esemplare” e la commemorazione solenne accompagnata dalla fanfara dei bersaglieri di Padova.
Questo l`estratto dai “Quaderni della città di Castelfidardo”- Centro Studi Storici Fidardensi.
Ma che cosa era successo di specifico alle ore 16 di quel 3 novembre 1917 a Noventa Padovana?
Riprendiamo da un articolo scritto il 29 luglio 1919 sul giornale socialista L`Avanti questa dolorosa testimonianza:
“Il generale Graziani di passaggio per Noventa di Padova il 3 novembre 1917 alle ore 16.30 circa, vede sfilare una colonna di artiglieri di montagna. Un soldato, certo Ruffini di Castelfidardo, lo saluta tenendo la pipa in bocca.
Il generale lo redarguisce e riscaldandosi inveisce e lo bastona.
Molte donne e parecchi borghesi sono presenti. Un borghese interviene e osserva al generale che quello non è il modo di trattare i nostri soldati.
Il generale infuriato, risponde: “Dei soldati io faccio quel che mi piace” e per provarlo fa buttare contro il muricciolo il Ruffini e lo fa fucilare immediatamente, tra le urla delle povere donne inorridite.
Poi ordina al tenente colonnello Folezzani del 28° artiglieria campale, di farlo sotterrare: “E` un uomo morto d`asfissia” e salito sull`automobile, riparte.
Il tenente colonnello non ha voluto nel rapporto porre la causa della morte.
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