19 Ottobre 2020
Una giornata di festa, di questi tempi, rischia di diventare merce rara ma il Bike Park Garofoli l’ha resa possibile: inaugurato uno dei pochi impianti di simili proporzioni dedicato alle specialità afferenti il mondo della bicicletta, un virtuoso esempio di cooperazione tra pubblico e privato e di collaborazione tra società. Ecco perché il taglio del nastro in via Pigini nell’area di circa due ettari gratuitamente messa a disposizione dalla famiglia Garofoli ha dato una sferzata di entusiasmo e fiducia: il Comune vi ha investito 250mila euro per realizzare una palazzina ad uso spogliatoi e custodia, un anello di 650 metri di pista su strada, percorsi per ciclocross, gimkana, sprint e pump track su sterrato ove tanti giovani potranno allenarsi in sicurezza. «Quando un’opera giunge al traguardo è sempre un motivo di grande soddisfazione ma lo è ancora di più in una fase così delicata in cui abbiamo bisogno di spazi aperti per guardare al futuro con speranza – ha detto il sindaco Roberto Ascani -; grazie alla benevolenza e sensibilità di Fernando Garofoli, abbiamo potuto renderla fruibile a tutti immaginando anche qualcosa che va oltre il presidio sportivo e sociale. E’ il primo passo verso un centro polifunzionale, un luogo di svago esteso a tutta la famiglia dotato di zona ricettiva dove sarà possibile noleggiare le attrezzature e offrire un pacchetto turistico all’insegna della mobilità sostenibile». Un’evoluzione auspicata anche dal presidente regionale F.C.I. Lino Secchi che ha sottolineato come le vendite di bici, sempre più percepite come mezzo ecologico di benessere e spostamento individuale, siano triplicate sotto covid. «Questa pista era già uno dei rari e lungimiranti esempi di posti ove fare reclutamento e attività in condizioni ideali: questo ulteriore passaggio e adattamento ne accentua le caratteristiche e la capacità di affinarvi le abilità tecniche, la destrezza e l’equilibrio. Un luogo di vita che si presta ad essere ampliato al cross country e bmx e che invito a mettere a disposizione di tutti». L’impiantistica sportiva è uno degli obiettivi principali del Coni Marche «ma in questo caso si è anticipata la politica sportiva e c’è un valore aggiunto che deriva dalla generosità di un privato che ci crede e dall’impegno del Comune – ha aggiunto il presidente Coni Fabio Luna -. Con l’aumento del traffico, fare ciclismo su strada in sicurezza è sempre più complicato ma è anche una necessità: i genitori ci affidano il bene più prezioso ed è una gioia vedere soldi pubblici impiegati in questo modo». Nella testimonianza dell’imprenditore e cittadino benemerito Fernando Garofoli, la conferma di una passione infinita che è anche uno stile di vita, impostato a fare sempre il meglio guardando in prospettiva. «E’ un momento meraviglioso, in cui si concretizza ciò che avevo pensato 30 anni fa. Il ciclismo educa a lottare e al sacrificio ma nella mia famiglia è stato anche il collante che ci ha tenuto uniti, trasmettendone la pratica di generazione in generazione, cosicchè i miei figli hanno trascorso zero serate in discoteca ma tante domeniche insieme in armonia pedalando o assistendo alle gare. Io stesso ero un buon ciclista, ma a differenza di mio nipote (Gianmarco) mi emozionavo; ero anche un ottimo meccanico, tanto che mi sono costruito da solo la prima bici da corsa… pesava 20 chili, ma in salita andavo forte lo stesso!».
Dagli esponenti dei club che già nel passato hanno curato la manutenzione della pista e che ora avranno anche un ruolo di responsabilità nella gestione, la convinzione di «godere di un fiore all’occhiello ove sarà bello allenare il talento e formare non solo ciclisti ma persone protagoniste nel domani in qualsivoglia ruolo della società civile», ha detto Rossano Mazzieri, presidente Superbike Bravi Platforms team. «Il restyling era indispensabile e si è lavorato molto bene anche su ogni dettaglio tecnico», ha confermato Roberto Lucchetti del gruppo ciclistico di Osimo Stazione, mentre Bruno Cantarini (Sporting Club Sant’Agostino) ha ricordato le profonde radici del ciclismo fidardense che affondano ai tempi di Galileo Mancini e sono ricche di pagine di vera gloria. Alla cerimonia non poteva mancare la benedizione di don Andrea Cesarini e il suono della fisarmonica con il maestro Luigino Pallotta.
Credito foto: Alessandro Giambartolomei – G fotografia
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