28 Novembre 2013
Ne sconsigliano a priori e in ogni caso l’utilizzo, ma se proprio ai fuochi d’artificio non si vuole rinunciare è bene essere opportunamente preparati e consapevoli che di materiale esplosivo pur sempre si tratta. E i rischi non mancano sia in termini di esalazioni tossiche che sotto forma di danni (talora irreversibili) alle cose o alle persone. Un’iniziativa unica nel panorama regionale e di stretta attualità, quella messa in campo stamattina dall’Amministrazione Comunale e dall’Istituto Meucci: grazie all’imprimatur del Questore dott. Stefano Cecere e del dirigente del Commissariato di Osimo dott.ssa Mariella Pangrazi, gli uomini della Polizia di Stato, i gruppi cinofili e i nuclei artificieri e antisabotaggio delle Questura di Ancona hanno offerto tutta la loro esperienza per mostrare come “festeggiare in sicurezza”. Un percorso di educazione alla legalità – come spiegato dall’assessore Massimiliano Russo – che rientra nei progetti già in atto della Polizia Locale a beneficio dei più giovani, nella fattispecie attivato affinchè il Capodanno non si tramuti in un ricordo spiacevole. Sono due gli orari in cui la tradizione dei “botti” sfocia in “picchi” negli incidenti: dalle 22.00 alle 04.00 della notte di San Silvestro e dalle 10 alle 16 del 1° gennaio, quando capita che fuochi inesplosi vengano raccolti e – anziché allertare il 113 – incautamente maneggiati innescandoli all’improvviso. Di qui, una serie di precauzioni illustrate dall’Ispettore Capo Massimo Pietroselli e dalle speciali squadre degli artificieri, reparto di stanza a Falconara che opera su base regionale, composto da uomini formati per individuare, controllare e disinnescare esplosivi di qualunque tipo, dagli ordigni bellici ai sospetti pacchi-bomba. Il primo luogo comune da sfatare è che i fuochi rientrino nella categoria dei giochi e che siano innocui: il trasporto, lo stoccaggio e la conservazione in luoghi non asciutti possono alterarne le caratteristiche e provocare effetti diversi da quelli che il fabbricante si proponeva. Inventati – particolare curioso – da un monaco francescano mischiando polveri che producono scene piriche di colore diverso a seconda delle sostanze che li compongono, irrompono ogni anno sul mercato con nomi trendy; che siano di libera vendita (pur con il limite dei 14 anni di età) o proibiti (vedi i razzi, la cipolla o la bomba spread sprovvisti del talloncino del Ministero) vanno usati con la massima cautela in ambienti aperti, evitando di tenerli in tasca e di indossare indumenti in pile o in fibra sintetica (più facilmente infiammabili), appoggiandoli a terra, usando fiammiferi antivento e allontanandosi il più possibile. “Ogni anno i danni maggiori si verificano all’interno dei locali pubblici dove vengono lanciati raudi; le lesioni più comuni sono ustioni, ferite alle mani, agli occhi o ripercussioni sull’udito”. A strappare gli applausi più convinti alla folta platea di studenti, l’esibizione del robotino telecomandato con il quale vengono prelevati pacchi potenzialmente pericolosi per poi brillarli in luoghi non affollati e la simulazione dei gruppi cinofili: i quattro cani-poliziotto addestrati per la ricerca esplosivi, l’antidroga e l’ordine pubblico hanno scovato senza indugio l’insidia. Diverso lo stimolo e il segnale con cui comunicano al conduttore: nel primo caso, il cane è indotto dalla ricerca di cibo e si blocca se trova esplodente; nell’altro, si tratta di un rito giocoso che porta a raspare l’oggetto in cui fiuta stupefacenti.
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