23 Dicembre 2011
Quando il calendario sfoglia l’ultima pagina, è d’uso improntare i bilanci di fine anno e le proiezioni future su un senso di positività. Ce ne sarebbero anche valide ragioni, sia personali che istituzionali: la fiducia ottenuta dagli elettori, che ha sottolineato la qualità del lavoro svolto da questa Amministrazione, l’importanza di un 2011 ricco di vetrine prestigiose per la città, uscita dal guscio grazie anche al 150° dell’Unità d’Italia che l’ha vista protagonista su scala Nazionale. Ma non si può indossare l’abito bello delle feste e fare finta di nulla. Nel linguaggio di ogni famiglia sono entrati prepotentemente termini come spread, sacrifici, tagli e nuove tasse, togliendo il coperchio a una pentola che bolliva da tempo sul fuoco di un debito pubblico incontrollabile, di cui è sempre responsabile il Governo che c’era prima in una sorta di catena di Sant’Antonio a ritroso, di una politica accecata dai propri privilegi per accorgersi di una crisi internazionale, di una crescita e di un Pil che in un clima di incertezza e di contrazione dei consumi faticano a ripartire. Parlo da cittadino e da cittadino accetto le misure che il Premier Monti ha imposto per evitare il fallimento del Paese, aumentando la pressione anche su ciò di cui nessuno può fare a meno: casa, benzina, Iva. Tralascio considerazioni sull’equità di questa manovra di cui ancora non conosciamo a fondo gli effetti: mi limito a dire che come amministratore non posso non comprendere e “sperare” che in parte rianimi anche quelle casse comunali, che soffrono un taglio dello Stato di un milione di euro, casse con cui cerchiamo di garantire servizi ed opere. Fin qui c’è poco da discutere. Parsimonia, sobrietà, oculatezza e forse qualche rinuncia dovranno accompagnare ogni scelta, nella vita quotidiana come nell’agire amministrativo. Che ognuno debba fare la sua parte per salvare l’Italia è discorso condivisibile. Che la politica ad alti livelli continui a difendere i suoi privilegi e a scaricare i problemi su quanti stanno veramente a contatto con la gente e con il territorio, no. La disoccupazione non può essere risolta con la bacchetta magica da Sindaci che si barcamenano con bilanci sempre più ridotti: agli Enti sovraordinati chiediamo di aiutarci a garantire ammortizzatori sociali adeguati. Le scelte non si calano dall’alto organizzando teatrini di compartecipazione che vengono poi puntualmente disattesi. E mi riferisco all’ultimo atto del piano socio-sanitario approvato dalla Regione, che ha bellamente ignorato il protocollo d’intesa sul mantenimento e potenziamento delle strutture ospedaliere della Valmusone e le migliaia di firme di una popolazione ancor più numerosa di quella di un capoluogo che non è all’altezza del suo ruolo. Qui non si tratta di colori o bandiere partitiche: ma di mancanza di rispetto e trasparenza. E questo è l’augurio che mi sento di rivolgere a voi tutti: che le feste ci aiutino a riscoprire i valori veri e a combattere per essi.
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