30 Settembre 2008
La farsa è finita. Ma non ce ne andiamo in “pace”. Come leggete in altra parte del giornale, l’agognata struttura che Castelfidardo e tutta la Val Musone attende da un ventennio, ha preso tutt’altra via rispetto agli accordi e alla graduatoria dei siti idonei ad ospitarla. Faccio fatica – credetemi – a distinguere fra ciò che mi viene spontaneo commentare come cittadino da quello che più diplomaticamente dovrei affermare come amministratore, ma penso che in questo caso sia accaduta una cosa chiarissima nella sua gravità. Siamo stati presi in giro: tanto i Sindaci dei Comuni coinvolti, quanto i 120.000 residenti dell’area sud di Ancona. Non è questione di km, non è un problema di “campanile” perché la nostra condotta è sempre stata alla luce del sole: l’ho scritto più di un anno fa su queste stesse colonne. La nostra città è stata la prima a sacrificare il proprio nosocomio, chiuso dal piano sanitario di allora con la promessa che sarebbe presto arrivata una struttura di qualità al servizio del territorio. Bugie. Dal 2001 ci siamo battuti per il sito di San Sabino, per il quale sono state affrontate inutilmente spese di progettazione; altrettanto inutilmente ci siamo seduti decine di volte attorno ad un tavolo con l’assessore Regionale, i tecnici e gli altri Comuni per concordare una soluzione equilibrata che contemperasse le esigenze di 10 città e compensasse la chiusura di 5 ospedali (dopo il nostro, il Muzio Gallo e presto Recanati, Loreto e Osimo). Abbiamo dovuto accettare come inevitabile l’accorpamento con l’Inrca e trovare una soluzione diversa quando improvvisamente la via di San Sabino – sulla quale eravamo tutti concordi – è diventata inadatta. Abbiamo fornito un’alternativa validissima, tanto che l’Acquaviva è stata messa al 1° posto dalla commissione dei tecnici della Regione stessa. Ma – come si dice – alla fine della fiera, abbiamo partecipato ad una finta concertazione che non ha niente a che vedere con la democrazia e il rispetto. Politicamente la decisione era già presa da tempo: Ancona e la Regione volevano l’Inrca sul proprio territorio, Camerano ha prestato volentieri il fianco. E i partiti? Il P.D. ha retto il gioco, anche qui, a livello locale. Se lo avessero detto prima, se ci avessero risparmiato la pantomina della graduatoria, degli incontri e quant’altro, non saremmo così arrabbiati. Tanto più che all’Aspio non sorgerà l’ospedale di rete con tutti i servizi e reparti che erano previsti nel progetto originario. E allora questa battaglia la continuiamo a combattere: vogliamo vedere gli atti, siamo pronti ad iniziative legali e di piazza: non ci rassegniamo ad essere “usati”, penalizzati e derisi.
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Comune di Castelfidardo