27 Gennaio 2021
Pur rispettando scrupolosamente i protocolli che – al fine di evitare ogni occasione di assembramento – inibiscono l’organizzazione di manifestazioni ed eventi, l’Amministrazione Comunale non manca di creare momenti di riflessione per non dimenticare ed onorare la “giornata della memoria”.
Domani, alle 10.00 e alle 16.30, verrà trasmesso in filodiffusione nel centrostorico il libro di Primo Levi “Se questo è un uomo” struggente testimonianza scritta da Primo Levi tra il 1945 e il 1947, nell’interpretazione della Compagnia di prosa di Torino della Rai diretta da Giorgio Bandini (Radiotre, 1964).
Alle 18.00, sulla pagina facebook del Comune, verrà condiviso il link https://youtu.be/JOHKeh8eS2M allo spettacolo “‘Ca del pozzo” di Teatrino Pellidò – Vincenzo Di Maio, grazie alla collaborazione con Marche Palcoscenico aperto, festival del teatro… senza teatri.
Uno spettacolo di burattini sul fascismo, la guerra e la Resistenza. “Il tempo passa e le cose cambiano – si legge nelle note della compagnia -, il veleno della dimenticanza ci spinge ad allontanare dalle nostre vite il coraggio della socialità, della fiducia, della solidarietà. L’arte e la creatività aiutano ad avere più coraggio. Un piccolo borgo e la vita dei suoi abitanti sono la metafora dell’Italia del ventennio fascista: la scarsa solidarietà, la violenza del regime, la paura, la guerra li rendono spaventati e soli. Saranno le donne ad avere il coraggio di guardare al futuro e contribuire alla nascita di un’Italia diversa. Usare i burattini come attori di legno di una compagnia che vive solo e unicamente per il teatro, giorno e notte i burattini aspettano la mano che li faccia emergere nella creazione fantastica e fondamentale della rappresentazione”. Un piccolo borgo condivide un pozzo sprovvisto di corda e secchio, perciò chi deve attingere l’acqua, è costretto a portare i propri. Cà del pozzo non è un posto dove i vicini si trattano con amicizia. Un pozzo senza corda e senza secchio non può essere usato da chi passa di là, è un po’ come la fontanella al parco da dove però non esce più acqua. Scoppia la guerra: gli uomini partono per il fronte arruolati nell’esercito fascista. Nel borgo restano solo donne, anziani e bambini, speranzosi che torni la libertà, quella che già mancava durante la dittatura. Un giorno, al pozzo del villaggio, compare un uomo, un partigiano: è ferito, è assetato, è ricercato. Le donne di Cà del Pozzo lo aiutano e lo nascondono. La guerra, la fame, renderanno più unite le donne di Cà del pozzo, che decideranno di rimettere la corda e il secchio per iniziare un nuovo periodo. Autore e burattinaio dello spettacolo è Vincenzo Di Maio, la regia è di Angela Burico e Vincenzo Di Maio, burattini e oggetti di scena di Brina Babini, riprese video e streming a cura di Destiny Production, residenza artistica Corniolo Art Platform, supporto tecnico Accademia 56.
In virtù della collaborazione e delle iniziative culturali organizzate a quattro mani sul tema negli scorsi anni con l’Unitre di Castelfidardo, si riporta inoltre integralmente la nota che la presidente, prof. Giulietta Breccia, ha reso pubblica:
In memoria dell’Olocausto
Il 27 gennaio di ogni anno, Giornata della Memoria, vengono organizzati cerimonie, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione su quanto accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia del nostro paese e d’Europa, affinché simili eventi non possano mai più accadere.
Il 31 luglio 2000 veniva addirittura promulgata in Italia la legge n.211 che istituiva e definiva le finalità di tale commemorazione, riconoscendo nel 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, il “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare “la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.”
Da alcuni anni l’Unitre di Castelfidardo si unisce a tante altre istituzioni nel commemorare tale Giornata con il duplice obiettivo di mantenere viva la memoria di quei inenarrabili eventi in cui milioni di persone furono uccise crudelmente e senza nessuna pietà ormai quasi 80 anni fa e ricordare inoltre che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso da noi, di cui spesso noi stessi ne siamo gli autori, senza rendercene conto.
In collaborazione con il Comune – Assessorati alla Cultura e alle Pari Opportunità – abbiamo organizzato nel corso degli ultimi due anni accademici un paio di cineforum con la proiezione de “Il Figlio di Saul” e “Mi ricordo Anna Frank”, film molto diversi tra loro, ma che ci hanno aiutato a ripercorrere i tragici eventi della Shoah, grazie anche all’efficace commento degli Storici Marco Labbate e Luisella Pasquini.
Quest’anno, per il perdurare della pandemia, ci limitiamo ad alcune considerazioni a partire dal fatto che Mercoledì 27 gennaio cade proprio lo stesso giorno del 1945, quando le truppe sovietiche entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz, dove sono morti oltre un milione di deportati . Da quel giorno, questo campo è diventato il luogo simbolo della discriminazione e delle sofferenze di chi è stato internato solo perché ebreo o zingaro o omosessuale o anche, semplicemente, perché si trattava di una persona con idee politiche diverse da quelle di chi era al potere. Molti allora, per comodità o opportunismo, non vollero vedere nascondendosi in quella che gli storici chiamano la zona grigia, quell’atteggiamento di indifferenza a cui spesso fa cenno la Senatrice Liliana Segre, sopravvissuta allo sterminio. Liliana ha otto anni quando, nel 1938, le leggi razziali fasciste si abbattono con violenza su di lei e la sua famiglia. Discriminata come “alunna di razza ebraica”, viene espulsa da scuola e a poco a poco il suo mondo si sgretola: diventa “invisibile” agli occhi delle sue amiche, è costretta a nascondersi e a fuggire fino al drammatico arresto sul confine svizzero.
L’indifferenza di fronte a certe manifestazioni di sopraffazione, praticate in nome di una ideologia suprematista , e la loro sottovalutazione , come la storia ci insegna, portano a simili tragici eventi . Riflettiamo con Liliana su quanto da Lei più volte asserito: “L’indifferenza racchiude la chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore. L’indifferente è complice. Complice dei misfatti peggiori”. Prof.ssa Giulietta Breccia
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