5 Novembre 2021
Prof.ssa Catia Sampaolesi – “Oggi 4 novembre 2021, giorno dell’Unità nazionale e giornata delle Forze armate, si commemora in tutta Italia il centenario della tumulazione nel sacello dell’Altare della Patria, a Roma, del Milite ignoto.
Fu proprio infatti nel 1921, sotto il governo Giolitti, che fu presentato il disegno di legge, poi approvato, per onorare la salma del milite ignoto, un soldato non identificato, ma che proprio per questo potesse rappresentare gli oltre seicentomila soldati italiani caduti nella Grande Guerra.
Il comitato organizzatore individuò 11 salme prive di ogni segno di riconoscimento in altrettante zone del fronte di guerra: Rovereto, Dolomiti, Altipiani, Grappa, Montello, Basso Piave, Cadore, Gorizia, Basso Isonzo, San Michele, il tratto da Castagnavizza al mare. Le salme, collocate in 11 bare identiche, furono portate a Gorizia e poi, il 28 ottobre, nella basilica di Aquileia.
Qui la scelta di una delle 11 bare fu affidata a Maria Maddalena Blasizza, originaria di Gradisca di Isonzo e residente con la famiglia a Trieste, territorio durante la guerra sotto l’impero austro-ungarico. Maria era la madre di Antonio Bergamas, irredentista, che aveva disertato dall’esercito austro-ungarico, si era arruolato come volontario in quello italiano ed era morto in combattimento nel giugno 1916, ricevendo la medaglia d’argento al valor militare. Il suo corpo era stato inizialmente riconosciuto e collocato in un cimitero di guerra che venne però distrutto da un bombardamento.
Maria, in rappresentanza di tutte le madri italiane i cui figli morti in guerra non erano stati identificati, scelse nella basilica di Aquileia una bara tra le 11. Mentre le restanti dieci vennero tumulate nel cimitero attiguo alla basilica, quella scelta da Maria, collocata sull’affusto di un cannone, fu trasportata a Roma tramite un vagone ferroviario appositamente disegnato, accompagnata da reduci decorati al valore e più volte feriti. Il convoglio, partito da Aquileia il 29 ottobre, seguendo la tratta Aquileia, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, si fermò in tutte le stazioni ricevendo le onoranze dei numerosi intervenuti.
Il convoglio arrivò a Roma Termini il 2 novembre; la bara, dopo aver sostato nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, il giorno 4 novembre fu portata in corteo all’Altare della Patria dove venne tumulata nel sacello sotto la statua della dea Roma, alla presenza del re Vittorio Emanuele III, della famiglia reale, delle più alte cariche dello stato, dei decorati di medaglie d’oro, dei rappresentanti di mutilati, di madri e vedove di caduti, di associazioni di ex combattenti e della numerosa popolazione intervenuta.
Questa sera, con la deposizione della corona di alloro presso la lapide realizzata dallo scultore veneziano Vito Pardo nel 1919, vogliamo commemorare tutte le vittime delle guerre e in particolare quelle fidardensi nel primo conflitto mondiale.
Con gli alunni della classe IIII A della scuola secondaria di I grado Soprani nell’anno scolastico 2019-2020, abbiamo realizzato un’attività di ricerca-azione, che si è concretizzata nella pubblicazione del volumetto “Ma nel cuore nessuna croce manca”, volta a fare memoria di tutti i caduti fidardensi nella Grande Guerra.
L’esplorazione delle tracce presenti sul territorio: questa lapide con i suoi 50 nominativi e le 67 stele collocate nel Parco delle Rimembranze, nonché l’analisi dei ruoli matricolari presso l’Archivio di Stato di Ancona e degli atti di morte depositati presso l’ufficio anagrafe e stato civile del Comune, avevano infatti mostrato ai ragazzi una discrepanza nei dati presentati dalle varie fonti di documentazione e fatto toccare con mano che di molti caduti fidardensi, tutti peraltro compresi nell’albo d’oro, morti soprattutto per malattia o infortunio, non si era fatta memoria, né all’indomani del conflitto, né successivamente.
Di qui l’impegno da parte della classe III A a offrire con la pubblicazione il proprio contributo, concreto e per certi versi inedito, alla memoria collettiva del nostro territorio evitando l’oblio.
Ora Marzia Ballarini, che rappresenta qui i compagni della classe III A, leggerà i 50 nominativi della lapide di questo atrio del palazzo municipale (quello di Alessandro Ruffini, fatto fucilare per ordine del generale Andrea Graziani, è stato aggiunto nel 2005 per iniziativa dell’allora Amministrazione comunale), gli altri 18 indicati nelle stele del Parco delle Rimembranze, riferiti per lo più a soldati dispersi in guerra; quindi i nomi dei 21 caduti nati a Castelfidardo, ma residenti in altri comuni all’epoca della morte (di essi è stata fatta memoria nei comuni limitrofi), infine quelli dei 44, deceduti per lo più per malattia e infortunio, non ricordati dalla lapide e dalle stele commemorative”. Clicca per lista completa
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